Se volgiamo uno sguardo limpido alla vita di tutti noi, la felicità vuol dire edificare e mantenere, attraverso conoscenze e azioni, la nostra natura di esseri razionali e morali. Intrecciare buone relazioni con noi stessi, gli altri e l'ambiente, mentre ci si adatta a circostanze destabilizzanti e a fattori aggressivi esterni, come pure agli assalti che colpiscono dal di dentro, per la debolezza della condizione umana e il suo spontaneo deterioramento col trascorrere del tempo. D'altra parte la felicità è il bene supremo e finale, sicché, se non lo si raggiunge nel tratto conclusivo della nostra corsa, è come se mai lo avessimo conosciuto. Il libro si interroga su quale sia la cornice esistenziale adatta a favorire una qualità di vita da cui emergano, se non stati d'animo con lucida coscienza, almeno sensazioni ed emozioni, che rendano sereni e quasi grati di una sorte, per tanti versi e nonostante tutto, che può essere considerata buona. Il libro si rivolge a quanti usufruiscono delle RSA e ai loro famigliari, per meglio capire quale tipo di "vita", prima ancora di quale livello dei servizi, vi possono trovare; a quanti vi lavorano per trarne spunti di sforzo gratificante; a quanti programmano o vigilano sulle RSA, per facilitare la comprensione dei benefici esistenziali che queste arrecano; a quanti le costruiscono così da renderle confortevoli oltre che protesiche; ai gestori, per precisare più elevati livelli di efficienza ed efficacia dei servizi erogati.
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